La Macera della Morte da Colle
15 Febbraio 2014 Colle 974mt – Macera della Morte 2073mt

Macera della Morte, quanti al di fuori del giro del club 2000 e degli indigeni ascolani e amatriciani conoscono questa vetta? Quanti partirebbero da Roma e zone limitrofe con una alzataccia stile himalayana per salire questa montagna “insignificante” a detta dei più? Luca stesso, in fondo, sangue del sangue di Aria Sottile, ha scelto l’Adamello alla Macera della Morte!!! Noi, non Lucaaaa, () lo abbiamo fatto, nel più puro stile “Aria Sottile” ci siamo mossi alle 4 di mattina per raggiungere in territorio marchigiano Colle, paese dal quale nasce l’escursione, e non c’è stato nessuno di noi che per un solo momento ha rimpianto le ore di sonno perse. Ne è uscita una escursione piacevolissima, con cambi di panorami continui, con una immersione totale in un territorio davvero lontano dai soliti circuiti; spettacolari ordinate faggete attraversate dalla luce del sole si alternano a grandi spianate di neve immacolata dove le uniche tracce erano le orme degli animali notturni; una cresta ampia dai vasti panorami, peccato si sia fatta trovare sotto assedio costante da un forte e fastidioso vento. Ma andiamo per ordine. Dopo tanti giorni di pioggia era ormai conclamato che il week end ci desse una lunga finestra di bel tempo; non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione e la proposta di Giorgio che era rimasta a lungo “congelata” ha ripreso vigore. Giorgio, Giacomo e Stefano si chiamano presenti senza indugi, ci aggiungiamo anche io e Marina e Carla che da tempo ci segue sul sito attendendo che questa escursione diventi realtà. Pur di esserci Roberta ha spostato il suo turno di lavoro e alla fine è stato un po’ come tornare indietro nel tempo quando …quelli di Aria Sottile scorribandavano numerosi per le montagne. A tappe ci raccogliamo lungo la strada; mi incontro con Giacomo alle 4 e mezza sotto casa, alle 5 e mezza ci incontriamo con Carla lungo la Salaria appena fuori Roma e lasciamo un’auto. Ancora un’ora e incontriamo ad Antrodoco Giorgio, che viene dall’Aquila, e Stefano, che invece arriva da Terni, e filiamo con due auto all’ultimo appuntamento con Marina e Roberta, ascolane, a Trisungo. Finalmente un secondo caffè e poi via verso la meta. Incontriamo i paesi di Faete, Spelonga ed infine Colle, incastrato tra i boschi della Laga del versante marchigiano. Marina si assume l’onere di guidare il gruppo, conosce già questo versante; a Colle riconosce il punto di attacco, parcheggiamo sul ponte e scendiamo fino al ponticello sottostante, nel centro del piccolo borgo. L’inizio del sentiero sale dopo il ponticello, tra una abitazione ed un vivace torrente. Saliamo il ripido pendio fino alla chiesetta sopra il paese, un sentiero conduce alla sua destra (a sinistra della chiesetta seguendo il verso di salita) accanto al recinto che delimita il ripido vallone sottostante; si sale per un evidente traccia anche se non c’è ombra di segnavia. C’è da dire che la carta con i sentieri per questa escursione deve necessariamente essere riposta nello zaino (ci siamo affidati alla carta dei Monti della Laga, 1:25000, Ed. S.E.R.) e molto spesso dovrà essere consultata. La zona è molto boscosa, con ripide valli che si susseguono, con gli orizzonti, che specialmente in estate, coperti dalle fronde degli alberi, possono risultare limitati. Tracce di recenti tagli boschivi sono ovunque, per tratti occorre scavalcare letteralmente ciocchi disseminati lungo il percorso. Dopo un breve e ripido tratto boscoso il sentiero si affaccia di nuovo sulla profondissima valle del Fosso Chiarino, un balcone che permette già una prima vista sulle vere montagne della Laga; ancora lontane, tra le coste Cornillo e Pedata, nella profonda valle formata dal fiume, le cornici sul Monte le Vene si confondono nel cielo ancora lattiginoso. Cerchiamo passaggi tra la rada boscaglia, non sempre il sentiero è evidente, ma alla fine passiamo, costeggiando la cresta, il Chiarino è sempre alla nostra destra e finiamo per incrociare una carrozzabile ghiaiosa, la stessa che proviene da Colle; non consideriamo un sentiero evidente che continua nel bosco dall’altra parte della strada e che dovrebbe condurre verso la sella del Monte Comunitore e continuiamo per la strada in discesa. Un breve tratto fino ad un ponticello, una curva a gomito e si continua in salita per una decina di minuti. Oltrepassiamo un fosso che a monte forma delle cascatelle d’acqua e che attraversa a raso la strada; la carta è fondamentale ed ancora di più è la conoscenza e la memoria di Marina che non si fa sfuggire una evidente traccia, quasi una sterrata fangosa, che si stacca sulla sinistra e che sale nel bosco. La prendiamo, sale repentinamente per qualche decina di metri e poi si appiana entrando in una radura innevata; la traccia della carrozzabile anche coperta dalla neve è evidente, con percorso sinuoso conduce in vari pianori fin ad uno più grande leggermente più inclinato che ti fa entrare nel bosco. Sulla destra sempre il profondo solco del Chiarino a farci da filo d’Arianna. La faggeta è meravigliosa, pulita, eleganti trochi diritti e spogli fanno filtrare una luce bellissima, l’ambiente è dei più suggestivi ed attraversarla è davvero un bel momento di questa escursione. Ancora più belli sono gli improvvisi slarghi, a volte interi tratti di dorsale che si aprono nel bosco; pochi alberi disseminati qua e là creano scorci indimenticabili, sembra di essere soli in un mondo fantastico dove la sola presenza ingombrante e meravigliosa insieme è la mole del Monte Vettore che sovrasta tutto. Inevitabile è farsi contagiare dalla voglia di riportare a casa quelle immagini, chissà se le foto che vi proponiamo saranno in grado anche solo di far vivere la metà delle emozioni vissute? Con una pendenza costante si continua a salire la lunga dorsale che ormai si fa tutt’una con quella principale che sale da Est dalla sella del Monte Comunitore, peccato che uscendo allo scoperto veniamo letteralmente aggrediti da un vento fortissimo; anche gli orizzonti, ovviamente si allargano. Sulla Laga Meridionale, verso Ovest , il Monte Le Vene, il Pizzo di Sevo e quello di Pizzitello si confondono nel biancore della neve e delle nuvole che le risalgono dal versante opposto, verso Nord-Est il panorama comprende la mole del Monte Vettore, imponente, tutta la linea del mare dal Monte Conero fino alle coste abruzzesi ed i Monti Gemelli in primissimo piano. Questa “montagnetta”, non c’è che dire, ci sta sorprendendo non poco. La lunga cresta continua a salire lentamente, verso oriente qualche cornice gocciolante rende il salto sottostante ancora più pronunciato ed ardito; davanti, una modesta elevazione annuncia la vetta, mentre tutti noi, in ordine sparso, ci stiamo facendo sbattere bene bene dal vento sulla larghissima dorsale. Sull’altro versante, ad Ovest, le cime della Laga, stanno ormai sparendo dall’orizzonte; le nuvole lente e minacciose hanno ammantato ed oltrepassato le creste rendendole misteriose, vagamente alpine e si avvicinano al nostro. Roberta ha qualche dubbio sulla pericolosità di queste repentine variazioni del meteo, il vento gira di direzione, le nuvole si appiattiscono, inizia a pensare che non valga la pena continuare e si ritiene appagata dalla giornata. Gli altri frettolosamente procedono verso la cima ancor più massacrati dal vento che spira sempre più violento; la raggiungiamo intorno alle 12,30. Poche e veloci “formalità”, le foto di vetta, uno sguardo intorno e una più o meno rapida fuga verso il basso dove, se le condizioni non sono mutate, ci sarà certamente tregua. Con Marina anticipo la discesa per cercare di raggiungere Roberta ormai sparita dall’orizzonte e risucchiata dal pendio; il resto del gruppo si attarda sui dossi di vetta per pochi minuti. La discesa è sugli stessi passi dell’andata e molto veloce. Scesi il primo salto di cresta il vento si placa di nuovo; non raggiungiamo Roberta e chi è dietro non raggiunge noi. In ordine sparso ci ritroviamo tutti al ponticello e da li proseguiamo insieme fino a Colle. Sono le 14,40. La giornata nel frattempo, senza più la spinta del vento in quota, ha volto decisamente al caldo, un tepore insolito per questo Febbraio, prima uggioso e piovoso ed ora addirittura primaverile. Non rimangono che i saluti ed un caloroso arrivederci, in particolare a chi è nuovo del gruppo, sperando che l’esperienza vissuta e la compagnia siano state piacevoli.